26 mar 2009

Scilla & Cariddi: il mito.


Se è vero che l’attraversamento del mare rappresenta il superamento di qualcosa di ignoto e quindi di terribile, ancor più pericoloso doveva esser l' attraversamento di un Stretto dove correnti diverse potevano sballottare il naviglio da una parte o dall’altra e dove la visuale da una terra all’altra dava la concreta idea del superamento di un confine.


Fu così che, per gli antichi marinai, lo Stretto di Messina, era abitato da due orribili mostri: Scilla e Cariddi. Da un lato troviamo Scilla, il cui significato greco è "colei che dilania" e dall'altro Cariddi, "colei che risucchia".



Prima di diventare un mostro marino, Scilla era una bellissima ninfa, figlia di Forco e di Ceto. Secondo la leggenda, Scilla viveva in Sicilia, ed era solita recarsi sulla spiaggia di Zancle e fare il bagno. Una sera, vicino alla spiaggia, vide apparire dalle onde Glauco, figlio di Poseidone, un dio marino metà uomo e metà pesce. Scilla, terrorizzata alla sua vista, si rifugiò sulla vetta di un monte che sorgeva vicino alla spiaggia. Il dio, vista la reazione della ninfa, iniziò ad urlarle il suo amore, ma Scilla fuggì lasciandolo solo nel suo dolore. Allora Glauco si recò all'isola di Eea dalla maga Circe e le chiese un filtro d'amore per far innamorare la ninfa di lui, ma Circe, desiderando il dio per sé, gli propose di unirsi a lei. Glauco si rifiutò di tradire il suo amore per Scilla e Circe, furiosa per essere stata respinta al posto di una mortale, volle vendicarsi con una pozione malefica che versò in mare, presso la spiaggia di Zancle. Quando Scilla arrivò e si immerse nelle acque per fare un bagno, vide crescere intorno a sé delle mostruose teste di cani. Spaventata fuggì nell'acqua ma si rese conto che sino al bacino era ancora una ninfa ma al posto delle gambe spuntavano sei musi feroci di cani. Per l'orrore Scilla si gettò in mare e andò a vivere nella cavità di uno scoglio della Calabria, che da lei prese il nome.



Cariddi era una donna, figlia di Posidone e Gea, dedita alle rapine e famosa per la sua voracità. Un giorno rubò ad Eracle i buoi di Gerione e ne mangiò alcuni. Allora Zeus la fulminò facendola cadere in mare, dove la mutò in un mostro che formava un vortice marino, capace di inghiottire le navi di passaggio, per poi sputarne i resti. La leggenda la situa presso uno dei due lati dello stretto di Messina, di fronte all'antro del mostro Scilla.



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