Circa mezzo secolo fa la Pasqua iniziava a sentirsi settimane prima. Si dice che 21 giorni prima della domenica di Pasqua, la gallina iniziava a "sciocchìari", ovvero cantava e ciò significava che era pronta per covare. Così si poneva vicino alla gallina una cesta con 21 uova e la chioccia covava per 21 giorni, ma prima di lasciarla covare bisognava osservare la luna, altrimenti se si fosse sbagliata la fase lunare, i pulcini non avrebbero vissuto a lungo.
Durante la settimana Santa alcune donne si riunivano per lavare i "varetti", le statue che rappresentavano la Passione di Gesù, che erano conservati nella chiesa di S. Rocco. Due delle statue sono Gesù morto ("u Signuri 'nto tambutu") e Gesù Crocifisso, che adesso sono poste nella chiesa Madre. Le donne lavavano le statue con aceto, acqua e olio d'oliva "p'amuri mi lucìunu" (in modo che brillassero). La più "coraggiosa" lavava la statua di Gesù crocifisso e ai bambini era concesso lavare "i peri" (le basi) di tutte le altre statue.
Il Venerdì Santo si portavano i "varetti" in precessione per le vie del paese. La notte di Pasqua si andava a Messa e allo scattare della mezzanotte "sa sparava a 'loria" (la gloria). Il giorno di Pasqua si cucinava l'agnello, si comprava "u 'gneddu i zuccuru" e si pranzava con la famiglia. La Pasquetta si festeggiava sempre in campagna, si portavano uova sode, vino e ciò che rimaneva del pranzo pasquale.
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